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DIALOGUE

Tu bussi al vetro della porta e dalla stanza da letto ti sento entrare e chiamarmi.
Ho lavorato di notte e dopo essere tornato a casa, doccia e qualche ora di sonno stropicciata dalla confusione mentale che mi genera. Tu ti scusi senza neanche tanta convinzione, poi entri dicendo che passavi da queste parti e ti dispiaceva svegliarmi così… Io mi tiro su e mi appoggio allo stipite della porta. Non mi si può guardare in faccia. Ci provo lo stesso e con le fessure storte che mi ritrovo al posto degli occhi ti faccio un qualcosa di simile a un sorriso.
Tu ti diverti e mi chiedi come butta. Basta guardarmi per capirlo.
Sogni e incubi di uno che se la fa a botte con la realtà. Ti dico che vado in bagno e lo faccio con la porta aperta. Mi parli dall’altra stanza e intanto dai uno sguardo ai libri, o agli ultimi film che ho comprato, non so neanche che ore siano. Tu sfoderi dallo zaino le birre ghiacciate. Voilà.
Pigiama, birra e per niente pettinato. Tu col tuo savoir faire da uomo di mondo apri le bottiglie con le chiavi della macchina, avevo l’apribottiglie di là… vabbé.
E prima che uno dei due dica qualcosa, ti continuo a guardare. Mi ricordi un Jude Law calvo che se ne fotte di quello che pensano gli altri e lo fa alla grande. La cosa che più apprezzo di te è la sincerità. E il tuo essere autentico, ma soprattutto il sapere che tutti quelli che conosci riesci a sopportarli per un tot. E non lo nascondi. Come prendere la gente a pillole.
Oggi un 10 cc di un tale, domani un 40 cc dell’altro e così via. Punto. Ecchisenefrega, del resto.
Tu lo dici alla gente. Sono fatto così. Prendere o lasciare.
- Allora? -
- Allora, cosa? -
- Non mi dici niente? -
- Di che, scusa? -
- Ho sentito la bionda. Hai deciso di darle una speranza o no? -
- Lo sai che cosa penso di tutta questa storia. Endriu. -
Non mi ricordo mai se è stato un ragazzino figlio di un tuo amico a storpiarti il nome in inglese, o qualcun altro, so solo che da un certo punto in poi tutti hanno iniziato a chiamarti così…
Io ti chiamo in mille modi, come mio solito. Ander, Grande, Uandre, Balder… No, Balder no, però mi viene sempre in mente, la prossima volta ti chiamo così.
Così ti incazzi.
La birra è buona. Fredda. La bottiglia è gelida. Me la appoggio addosso. Mi rinfresca il giusto. Fuori si crepa di caldo. Da vomito, se qualcuno dovesse fare un qualsiasi lavoro manuale.
- Secondo me dovresti rifletterci su. Guarda che la tipa se l’è vista brutta dopo che ti ha mollato. Seriamente, non sto scherzando. E poi dici che sono un duro, che non ho sensibilità, eh? -
- Ma va a cagare, va… -
- Eddai, Simus, me lo dici sempre tu che bisogna crederci nelle cose no? -
Me lo dici guardandomi di sottecchi, mentre ti togli gli occhiali e te li pulisci con la maglietta più ridicola che ti abbia mai visto addosso e che continuerò a vedere per ancora un bel po’ di anni mi sa, bianca sdrucita, con una vignetta mal fatta di ‘Pallavolo Pinasca’ o qualcosa del genere. Però è una figata sapere che c’è ancora qualcuno in giro a cui non gli importa se la t-shirt sia quella giusta oppure no, se la mette e basta.
- Credo di averci creduto abbastanza, o no? Credo davvero Andre, che non si possa dire in giro che io non ci abbia creduto. Ho amato quella ragazza con tutto me stesso, senza risorse e quella è stata la sua decisione. Cazzo. -
- Dico solo che se tu accettassi il fatto che può essersi resa conto di aver fatto un errore… oopps. -
Mi sono rovesciato la birra sul pigiama. Chiamarlo pigiama è un lusso. In realtà non potrei concedermelo. È una maglietta bucata e un pantalone di una tuta rossa tagliato al ginocchio. Praticamente ho mezze le natiche di fuori. E a te scappa un sorrisetto del tipo, minchia, ci credo che le ragazze non ti si filano, guarda come ti conci. Pensato da te è una specie di insulto divertente. Hai l’aria dell’affascinante consumato dalle donne. Di quello che ci sa sempre fare.
- Nervoso? -
- Me lo fai venire, in ogni caso. Piuttosto, hai saputo qualcosa? Secondo te riusciamo a pubblicare o no? -
- Io ti dico che ci spero. -
- E invece della tua storia? Ne parliamo o no? -
- Una cosa alla volta. -
- Te l’ho detto. Mi ha lasciato lei. -
E qui ti guardo dritto negli occhi. Che se no m’incazzo.
- Io me la sarei sposata quella ragazza. -
- Lo so simo. Lo so. -
Diventi serio. Come credo tu non lo sia mai stato prima d’ora con me.
- Sai, quando stava con me era un’altra, e sono stato io a lasciarla, ma fidati, per quanto possa essere stata avventata, io credo che da quando sta con te, sia cambiata… -
- Stava… -
- Fammi finire, lo sai che mi sta sul cazzo quando ci si interrompe. Te lo dico sinceramente, da amico a amico, anzi da uomo a uomo, Simone. Puoi pensare di andare da mille altre tipe, ma per me è solo un antidolorifico che ti vai a cercare. Tu e Liiga avete qualcosa da concludere insieme in questa vita. Come la vedi? -
- Hai detto bene. Concludere. E lei l’ha fatto. Anche piuttosto male, se non ricordi. Mi ha lasciato e se n’è andata. E se io chiudo, chiudo. Lo sai. -
Alzi le sopracciglia e da sotto le lenti sembri dire: ma veramente vuoi darmela a bere?Ammiro il tuo senso di giustizia e ammiro lo stile che ti sei ‘disegnato’ addosso. Di quello che se ne fotte, si, ma che di certe cose si prende a cuore il minimo dettaglio. E ti ammiro non solo come persona, ma come amico. Perché capace di sbattermi la verità in faccia e di farmi male, se riconosciuto come utile. E tutto questo lo penso, e non te lo dirò mai fino in fondo. Perché è giusto così. Lo leggerai tra queste righe. E il nostro rispetto reciproco, mai troppo esplicito rimarrà questo. Mai a intralciare la vita dell’altro, ma a esserci quando serve.
- Si. Tu fammi solo un favore. Tieni uno spiraglio aperto. Ok? Tipo: Domanda a bomba: Se mai lei domani ti cercasse e ti dicesse che ha capito, che si è resa conto di aver fatto una cazzata e che senza di te non può stare… che faresti? Amico? -
Rimango sulle mie, fingendo di saper come incassare il colpo. Poi come quasi se potessero venirmi le lacrime agli occhi, ti dico che non lo so.
Non lo so.
- Il periodo è stato bello duro. Prima è toccata a me. -
- Merda, se ci hai dato dentro bello. E prima quella coi Dread, e poi quella mezza suonata, e la ballerina, maremma ladra impestata, la ballerina ci ha fatto veramente svarionare. Ma te l’ho detto, secondo me è come se ti avessero fatto smaltire un po’ di karma. Per poi… arrivare a lei. E qui ti dico tutto. -
- Tu non ti immagini saimus mio, è come essere su un altro pianeta. Mi sento, tranquillo, ci credi? -
Adesso non mi guardi neanche più in faccia, e mi piace sentirti parlare di lei. Piace a tutti quelli che ti conoscono. Sei veramente un’altra persona da quando ci esci. Sembri aver placato il demone che tanto ti tormentava. Come se fossi stato in grado di domarlo. O magari l’ha fatto lei. E tu ti sei risvegliato. Sei Endriu all’ennesima potenza vicino a lei.
- Ci credo, ci credo. Tutti ci credono. E poi la cosa bella è che sa risponderti. Sai quando dai le tue direttive, no? Che comunque fa parte di te, non è una cosa brutta, ma alcune persone non ci provano neppure a ribattere, mentre lei si fa sentire. È determinata. -
- A cosa? A ribattere? -
- No, a stare con te. Cretino. -
- Ah. Grazie. Si, stravedo per lei. È come dici tu. Mi sento più in linea con tutto, anche con la roba attorno che non riesco a sopportare. È come vederla in un’ottica… ‘diversa’. -
E poi rimaniamo in silenzio. I Radiohead dallo stereo in sottofondo. Finiamo la birra e gli argomenti, a volte ci succede, poco imbarazzo. Qualche occhiata e una o due battute su di personaggi cui avremo potuto dar vita scrivendo. Di gente magari che conosciamo. Poi un sorriso.
- Dai, saimon, ti lascio fare ninna, che ore sono? Le due? Le tre? -andre simo- Le cinque del pomeriggio, no, ma adesso non vado a dormire… -
- Ti ho sconvolto eh? -
- Perché? -
- Quello che ti ho detto della pupa. -
- … Si. -
- Pensaci su. A presto, amigo. Buena onda. E stai su, mi raccomando. -
E te ne esci. Sali in macchina e ti giri una siga. Ci sta, e vaffanculo i buoni propositi per oggi.
Ti saluto con la mano. Poi chiudo la porta e mentalmente ti mando a quel paese, ridendo. Scoprendomi a piangere. Pensando a lei.

Il mese successivo mi ha chiamato una sera in cui non avrei voluto. L’ho accompagnata in montagna, la pioggia a scoprire i nostri visi. Lei a baciarmi. E io a sentire il privilegio che lei è.
Mi ha detto che senza di me non avrebbe saputo starci un giorno di più.
Sono tornato per lei.
In macchina, verso casa, quella sera ho ancora avuto paura, ancora oggi ogni tanto mi prende, poi la guardo e mi dico che non ho lasciato nulla di intentato e questo mi rincuora. Ho pensato a te. E ti ho ringraziato. In fondo come ti dico sempre, bisogna crederci nelle cose no?

Grazie Endriu.

Saimon

03.02.14